La Wagen 194-300SL corse per una sola stagione nel 1952.
Vennero utilizzati 7 telai per un totale di 17 partenze in 5 corse. Il bilancio
indica un dominio totale: 4 vittorie, di cui due nelle gare più importanti: 24
Ore di Le Mans e Carrera Panamericana. La sola sconfitta fu nell’altra gara
importante dell’anno: la
Mille Miglia, peraltro archiviate con un secondo posto. Se ci
fosse stato il Campionato Mondiale Marche, la Mercedes lo avrebbe dominato.
Il ritorno alle corse non avrebbe potuto essere migliore,
pur con una vettura che concedeva parecchio in potenza e caratteristiche progettuali
alle Ferrari, Jaguar e Maserati. Per le Mille Miglia vennero iscritte tre
vetture nella categoria Sport oltre 2.000 cc:
• Lang-Grupp, telaio 03/52, numero 626.
• Kling-Klenk, telaio 04/52, numero di gara 623.
• Caracciola-Kurrle, telaio 05/52, numero 613.
Lang uscì subito di scena per una toccata contro un
paracarro che rovinò irrimediabilmente la tenuta di strada. Caracciola, al
rientro dopo l’incidente a Indianapolis nel 1946, dimostrò di avere ancora la
resistenza e la classe per lui abituali, anche se dovette fare fronte al
surriscaldamento del motore nelle fasi finali: tra Parma e Brescia dovette
fermarsi quattro volte per rabboccare l’acqua di raffreddamento. A Roma,
Caracciola era passato in settima posizione, dietro le Ferrari ufficiali e la Jaguar C di Stirling
Moss, ma aveva la missione di condurre una gara prudente. Primo a Roma fu
Kling: il suo tempo era di 20 minuti inferiore a quello di Caracciola e staccava
di oltre 6 minuti Piero Taruffi con la Ferrari meglio piazzata. È entrata nella
leggenda la rimonta di Giovanni Bracco (Ferrari 250S Berlinetta Vignale, numero
di gara 611) nella seconda parte della corsa, in particolare sugli Appennini.
Recuperò i 12 minuti che a Roma lo separavano da Kling e arrivò vincitore a
Brescia precedendo Kling di 4’32”. Caracciola fu quarto a 38’40”.
La seconda gara, Preis von Bern für Sportwagen, fu una
passeggiata. Si trattava di una gara di contorno al GP di Svizzera F1, a fronte
di una debolissima opposizione. Furono schierate 4 vetture, per la prima e
unica volta dipinte in colori diversi dall’argento. La “passeggiata” fu
rovinata dall’incidente di Rudolf Caracciola che al tredicesimo giro sbagliò
una curva schiantandosi contro un albero con la sua 300SL telaio 05/52, (numero
di gara 16) di colore rosso scuro. Ne uscì con una grave frattura alla gamba
sinistra (l’unica sana), che lo obbligò a chiudere con le corse. Vinse Kling (con
il telaio 04/52, già utilizzato nelle Mille Miglia, numero 18, di colore verde.
Lang (03/52, numero 20, colore blu) fu secondo a 38” e Fritz Riess (1922-1991)
terminò terzo a 1 giro. Quest’ultimo guidava la 06/52, al debutto in corsa,
primo esemplare con le nuove portiere abbassate, colore argento, numero di gara
22.
In preparazione per le 24 Ore di Le Mans, durante le prove
di aprile, venne sperimentato un freno aerodinamico montato sopra la vettura e
azionato dal pilota prima delle curve. Il sistema si rivelò inadatto agli
sforzi imposti dalla velocità e non venne utilizzato in corsa.
Per la gara di giugno vennero schierate tre vetture
“normali”, nuove:
• 07/52 per Hermann Lang-Fritz Riess, numero 21, banda blu.
• 08/52 per Karl Kling-Hans Klenk (1919-2009), numero 22,
banda verde.
• 09/52 per Theo Helfrich (1913-1978)-Helmut Niedermayr
(1915-1985) numero di gara 20, banda rossa sul frontale.
Inoltre, la 06/52 venne iscritta quale riserva con il numero
di gara 22. I motori erano stati preparati a 166-169 CV a 5.100 giri/min in
quanto si era constatato nelle prove che la benzina disponibile a Le Mans era
di cattiva qualità. Vennero mantenute le ruote da 15” e fu un errore che provocò
il consumo anomalo dei pneumatici Continental, obbligando tutte le Mercedes a
soste più frequenti di quanto programmato. Un più economico consumo di
carburante e pneumatici portò al comando la Talbot-Lago T26 4,5 litri di Pierre
Bouillon. La Mercedes perse all’ottava ora la vettura di Kling-Klenk per un
guasto alla dinamo: unico ritiro per cause tecniche in tutto l’anno.
Helfrich-Niedermayr erano stabilmente in terza posizione dalla ventesima ora,
dietro Lang-Riess, ma la strategia per una gara sempre in testa era stata
rovinata dai problemi alle gomme: le Mercedes non avevano più speranze di
vittoria. Proprio all’ultima ora, Levegh fece un fuori-giri e si dovette
fermare: l’errore era dovuto a stanchezza in quanto aveva guidato da solo fin
dalla partenza. Le Mercedes si ritrovarono così al comando con LangRiess e
conclusero nelle prime due posizioni, staccando di oltre 200 km i terzi classificati.
Non fu una vittoria regalata perché venne battuto di ben 122 km il record della
corsa, stabilito l’anno prima dalla Jaguar C di Walker-Whitehead. La
concorrenza era fortissima: Jaguar, Ferrari, Cunningham, Gordini, Talbot, ma nessuno
aveva retto il ritmo delle Mercedes e della Talbot.
In confronto alle 24 Ore di Le Mans, la quarta gara
dell’anno fu una facile esibizione in una corsetta dal nome altisonante, Gross
Jubiläumspreis für Sportwagen, organizzata il 2 agosto per solennizzare i 25
anni dall’apertura del circuito del Nürburgring. Vennero schierate 4 vetture,
tutte spyder: tre trasformate dai coupé con un risparmio di peso di circa 110 kg e una, nuova (telaio
10/52) costruita spyder passo corto. In prova, guidato da Kling, lo spyder
passo corto montò un motore sovralimentato
da un compressore Roots. Le vetture erano tutte dipinte in argento e vennero
rifinite con triangoli rovesciati colorati sotto i fari per il riconoscimento
• Numero di gara 21 blu, telaio 07/52 per Hermann Lang,
primo in 1.45’09”2 media 129
km/h
• Numero 24 nero, telaio 10/52 passo corto per Karl Kling,
secondo a 1'1”9.
• Numero 22 rosso, telaio 09/52 per Fritz Riess, terzo a
4’27”1.
• Numero 23 verde, telaio 06/52 per Theo Helfrich quarto a
12’20”02.
Il distacco del quarto dimostra che dopo le Mercedes ci fu
il vuoto. Archiviata l’esibizione in patria, l’ultimo appuntamento dell’anno fu
alla Carrera Panamericana, terza edizione, attraverso tutto il Messico. Questa
corsa non era nei programmi iniziali del Rennabteilung, ma vi entrò per la
richiesta del rappresentante commerciale in Messico, che vedeva un forte
ritorno di immagine per le vetture di serie nell’intero mercato nordamericano.
La spedizione venne preparata come d’abitudine: 35 persone nella squadra;
sbarco in Messico il 22 ottobre con due coupè (05/52 e 08/52) e due spyder
(07/52 e 09/52) oltre a due berline 300 preparate per le ricognizioni. Lo
spyder 07/52 fu assegnato a Gunther Molter, allora collaboratore esterno
dell’ufficio stampa, per fungere da assistenza veloce. Serviva soprattutto a
Molter per arrivare rapidamente ai traguardi di tappa e inviare il suo rapporto
a Stoccarda e alla stampa tedesca. I motori erano stati alesati a 3.100 cc per
177 CV a 5.200 giri/minuto.
La Carrera si svolgeva in gran parte in quota, fino a 3.300 m, dove i motori
perdevano potenza. Le 300SL erano state così assegnate:
• Numero di gara 3, triangoli blu attorno ai fari, telaio
05/52: Lang-Grupp.
• Numero 4, triangoli verdi, telaio 08/52: Kling-Klenk.
• Numero 6 triangoli bianchi, spyder telaio 09/52: John
Ficht (1917)-Geiger.
Partirono in 92, tra i quali il meglio dell’Europa (Ferrari,
Gordini, Lancia) e degli USA, da Tuxtla Gutierrez, al confine sud del Messico.
Nella prima tappa, 530 km
di montagna fino a Oaxaca, l’auto di Kling ebbe un incontro troppo ravvicinato
con un avvoltoio, che spezzò il parabrezza e ferì, se pure non gravemente, il
pilota. Dall’arrivo di quella tappa, davanti ai parabrezza vennero fissate
barre metalliche a protezione dei piloti. Nelle prime tappe, le Mercedes si
piazzarono dietro la Gordini di Jean Behra e le Ferrari di Giovanni Bracco e
Gigi Villoresi. Finite le montagne, la superiorità aerodinamica delle 300SL
iniziò a pagare in termini di maggior velocità: Kling, il terzo giorno, vinse la tappa Leon-Durango,
seguito da Lang. Anche le tappe successive furono vinte da Kling, che segnò la
media di 213,7 km/h
nell’ultima, da Chiuahua al traguardo di Ciudad Juarez, confine con il Texas.
Ficht andò ancora più veloce, ma era stato già squalificato per avere percorso
qualche centinaio di metri in direzione contraria alla corsa. Vinsero
Kling-Klenk, alla media di 165km/h. Lang-Grupp furono secondi mentre Chinetti-Lucas
risultarono i migliori tra i piloti Ferrari, in gara con una 340 telaio 0222AT.
Si chiudeva così la breve e intensa stagione agonistica della Wagen 194. Degli
11 esemplari costruiti, cinque appartengono oggi al Museo Mercedes, il
prototipo 01 è stato distrutto così come l’esemplare 010, tre sono proprietà di
collezionisti privati, la sorte dell’esemplare 03 è ignota.