Nonostante fosse una vettura molto amata dai gentlemen
driver, e molto competitiva in pista, lo svantaggio principale di questa
piccola Aston Martin era il prezzo, tra i più costosi dell'epoca per un auto di
soli 1,5 litri di cilindrata. Per
rendere la vettura più commerciabile, l’Aston
Martin, portò il motore a 1949cc e per l'edizione del 1936 della 24 Ore di Le Mans
si impegnò a realizzare 30 telai come richiedeva il regolamento. Quell’anno,
tuttavia, la gara venne annullata, le vetture vennero rapidamente vendute, e mai ufficialmente hanno
preso parte alle competizioni. L’Aston Martin si ritirò dalle corse. Molti di
questi telai, realizzati per soddisfare i requisiti di omologazione della gara
francese, furono convertiti per altre esigenze, e carrozzati con diversi stili per
rispettare i vari regolamenti di altre gare.
L’auto di questa illustrazione, è una delle sei tipo A 2/4
costruita nel 1936. Restaurata da Ecurie Bertelli nel 2005, sembra essere l’unica
sopravvissuta (telaio DGO 486).
Nota come 'Red Dragon', vanta una lunga
storia nelle corse. Si tratta di un esemplare con carrozzeria di Harry Bertelli
realizzato per Dick Seaman nel 1936, venduta l’anno seguente all’olandese Eddy
Hertzberger per competere nella Mille Miglia e a Le Mans (con carrozzeria
modificata). Ulteriori modifiche alla vettura sono state apportate tra il 1947
e il 1950, sotto la proprietà di Dudley Folland (terzo alla 12 ore a Montlhery,
e ritirato alla 24 ore di Spa per incidente). Quando Folland modificò
nuovamente la sua
Aston Martin per la gara di Le Mans del 1949, la vettura
sopranominata 'Red Dragon' appariva sorprendentemente simile alla Ferrari 166
Spyder Corsa che l’aveva battuto per due volte.
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